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Sacro e profano

13-02-2023 10:15

Saluti dalla Puglia

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Sacro e profano

Le credenze magico-religiose nell'Italia del Sud

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La vita culturale del Sud dell’Italia si caratterizza ancora oggi per una serie di tradizioni e credenze magico religiose che affondando le proprie radici in un passato remoto e hanno trovato un terreno fertile nelle difficili condizioni di vita che le masse più povere sono state costrette a sopportare fino al secondo dopoguerra.

 

Quando nel 1959, lo studioso di antropologia Ernesto de Martino compie un lungo viaggio nelle regioni del Mezzogiorno, si trova di fronte una realtà dove ancora permangono rituali e pratiche che fondono insieme superstizione e fede religiosa. Così, De Martino insieme ad una squadra di collaboratori analizza, intervista e prende nota delle vicende di donne e uomini che abitano nelle zone rurali della Basilicata e del Salento.

 

Il grande lavoro che De Martino compie con uno sguardo assolutamente privo di pregiudizi mette in luce il legame tra la precarietà dei beni e dei mezzi, la durezza delle condizioni lavorative, l’assenza di forme di assistenza sociale e la credenza nella magia, alla quale si ricorre nei momenti critici della vita per cercare protezione.  

 

In questo contesto si consolida, dunque, la credenza nella cosiddetta “fascinatura” o “affascino”, ossia una condizione mentale nella quale l’individuo si sente dominato da una forza occulta che gli impedisce di agire liberamente. La sonnolenza, la spossatezza e il mal di testa sono descritti come i sintomi associati a questo stato. Il malocchio, per esempio, consiste in una forma di fascinazione o di influenza maligna che deriva da uno sguardo invidioso o può essere scagliato anche tramite un cerimoniale chiamato fattura.

 

La fede in queste pratiche assegna un ruolo di estrema importanza a colui o colei che De Martino definisce come l’ operatore magico, una persona capace di rendere innocua l’influenza esercitata da uomini ostili o essere maligni, ma allo stesso tempo in grado di lanciare a sua volta un’affascinatura. In dialetto lucano, tali persone vengono chiamate “maciare”.

 

Ne deriva un insieme di atti e riti che vengono compiuti in concomitanza con i momenti cruciali dell’esistenza umana: la nascita, l’innamoramento, il matrimonio. Così, per favorire il buon esito della prima notte di nozze, si nascondevano nel letto strumenti utili per allontanare il malocchio, come per esempio un pezzo di corda usato per suonare la campana, in modo che la forza maligna fosse impegnata a contare tutte le volte che la corda era stata tirata.

 

Inoltre, De Martino coglie l’esistenza di un filo sottile che unisce la magia e il cattolicesimo, per esempio nel ricorso a figure cardine della religione cristiana (in primis, Gesù) durante i riuali magici relativi agli esorcismi, ma anche nella vistosità che talvolta assumono le pratiche liturgiche. In questo modo, lo studioso evidenzia come, pur in presenza di valori estremamente diversi, il confine tra magia e fede sia in realtà molto labile.